Controllo la lista, apro l'armadio rabbrividendo per il freddo che c'è dentro( si trova nel sottotetto), piego con cura felponi e magliette.
Ricontrollo la lista, c'è tutto.
Metto tutto in valigia.
Mi siedo a terra, abbraccio la stufetta portatile e cerco di fermare il cervello.
Tento di razionalizzare, di farmi passare la nausea che da stamattina non mi ha lasciato un attimo.
Sento un profumo, mi accorgo che è il mio, non ricordo neppure di essermelo spruzzato stamattina.
Un brivido mi scuote e mi riporta ai pensieri sul Natale.
Ho paura, ansia e paura.
Sarà triste, sarà pieno di grasso.
Io non voglio viverlo.
Io non posso.
Mi manca l'aria.
Mi sento in gabbia.
Mi sento come una di quelle oche che vengono utilizzate per fare il fois gras( si scrive così?) ingozzata a forza per diventare grassa e rendere gli altri più sereni.
Mi uccidono in un altro modo, ma io non ho intenzione di essere un" oca, di farmi mettere i piedi in testa.
A Natale, poi é tutto a base di carne/ pesce soprattutto al sud.
Io sono vegetariana, eviterò la metà delle cose.
Ma non basta, non é abbastanza.
Io non sono abbastanza.
Non abbastanza magra per mangiare e rimanere a questi schifosi 44 chili.
Non abbastanza forte per dire di no ai mostaccioli sapendo che se ne prendo uno scatterà immediatamente l'abbufata.
Non abbastanza determinata per fingere un sorriso.
Non abbastanza forte da combattere quest'ansia e tutto quello che si porta dietro.
Domani sera quando arriveremo a Napoli ci aspetterá una pizza e nei giorni seguenti oltre già allla quintalata di cibo che mangeremo perché" é tradizione" ci aspetterà anche tipico steet food napoletano " perché G. deve assaggiare i sapori di questa terra"
Io sono TERRORIZZATA.
Non voglio partire.
Non voglio fare nulla.
Voglio rimanere al sicuro nel mio letto sotto le coperte per due settimane.
Però voglio respirare Napoli, farmela entrare sotto la pelle più di quanto già non l'abbia.
Respirare il dialetto, il profumo, il traffico.
Visitare s. Gregorio Armeno con i suoi presepi, il museo nazionale, i tribunali, il mercato, S. Martino, Spaccanapoli, il Cristo velato...
Riempirmi il cuore e l'anima di qualcosa di diverso dalla monotonia.
Non pensare ai partenti e ai problemi che si portano dietro, problemi che faranno puntualmente cadere a cascata mentre saremo tutti riuniti a tavola.
Natale non ha più alcun significato per me.
Una volta significava gioia, famiglia.
Ora significa cibo, grasso, problemi e tristezza.
"A natale non siamo tutti più buoni, siamo solo più grassi" quanto é vero.
Non mi va di partire.
Ho paura di dimenticare come si respira.
Non voglio vivere in apnea.
Riempirmi il cuore e l'anima di qualcosa di diverso dalla monotonia.
RispondiEliminaQuesto si che è un bel progetto Fra! Mi ricordo che hai scritto che Napoli è come la tua patria perduta... sforzati il più possibile di godertela, dev'essere meravigliosa al di là di tutto il male che ne dicono.
Non ti senti il diritto di mangiare? Non posso dirti nulla, perché spessissimo anch'io mi sento così, però sentiti il diritto di riempirti gli occhi e il cuore di tutte le belle cose che hai scritto, e lasciati sorprendere da altre che magari nn conosci... cerca di ritagliarti dei momenti solo x te e x la tua Napoli, in mezzo ai pranzi e alle cene.
Ogni tanto ricordati di tornare in superficie a respirare.
Tanti baciotti <3 e tanti auguri per un bellissimo 2016 se nn ci dovessimo sentire prima.
Veronica/Nana
P.S. Sai che anch'io ho origini del Sud (calabresi), anche se ho sempre vissuto al nord? Peccato che laggiù abbiamo solo qualche parente alla lontana, ci sn stata da piccola un paio di volte e adesso è un mare di tempo che nn ci vado.
Ciao..sai, il Natale angoscia anche me. Non capisco perché il festeggiare debba implicare tutto quel cibo, mi sembra uno spreco e ha poco senso.
RispondiEliminaTu pensa a goderti Napoli, lascia che la città ti arricchisca...e non pensare al resto. Forza...