Ti sento camminare avanti e indietro.
Entri in camera tua, esci per andare in lavanderia.
Il rumore dell'acqua che scorre mentre a mezzanotte passata lavi qualcosa per il grest brontolando, mi tiene compagnia mentre penso alla spensieratezza dei tuoi 16 anni, al tuo corpo da scricciolo con l'energia di un uragano.
Non mi hai mai dato affetto, ma negli ultimi giorni mi stai accanto quasi in modo ossessivo, controlli che studi, che non vada a dormire troppo tardi, mi tocchi le spalle o mi dai un bacio in testa.
Fai la sorella maggiore, quella che dovrei essere io e ma che non sono mai stata per motivi che non conosco.
Mi rinfacci spesso il fatto che , da piccole, mentre giocavamo, a metà di punto in bianco mi alzavo e me ne andavo lasciandoti da sola con la scusa che sarei tornata. " un attimo"ma non tornavo mai.
Vorrei essere stata una sorella migliore, più presente e meno schiva, qualcosa di cui non ti saresti dovuta vergognare e con la quale poterti confidare, raccontare le tue cotte e i tuoi sbagli.
E invece no.
Vorrei sapessi apprezzarmi.
Perché io vorrei poterti parlare, vorrei poterti raccontare delle mie, di cotte, senza sentire la la vergogna e il disgusto che si annidano dietro ai tuoi occhi e nelle tue parole.
Sono lesbica e tu non lo accetti.
Mamma non lo accetta.
Io non lo accetto.
Papà forse, ma con lui non ne parlo mai, non so nemmeno se vorrei.
Ma fa male. E vorrei potertelo dire senza che mamma mi sminuisca etichettandomi come confusa perché giusto,dimenticavo! Anche mamma sguazza nel pregiudizio dell'equazione bisessuale=confuso.
O senza non che ti importi di quello che penso.
Perché non sono tanto le parole o gli sguardi, ma il sapere di essere tua sorella e non sentirmi tale.
E poi, poi ci sono quelle parole di mamma, che sistematicamente dopo aver sdrammatizzato, e avermi fatto sperare di aver capito, di averlo accettato, prende il mio fragile involucro e sembra che lo scagli quasi con rabbia sul pavimento: " io credo che tu sia UNA bisex"
Apponendo quell'articolo che non capisco cosa voglia significare.
Io non sono bisex ma forse etichettarmi come tale perché non sono uno stereotipo con le gambe é più facile.
Ma ci avete mai pensato cosa significhi cercare di arrivare a una consapevolezza e essere continuamente contradetti subendo quasi un lavaggio del cervello?
Mi sento un animale allo zoo, dall'altra parte del recinto.
Il sei giugno sono stata vittima di omofobia e avrei voluto raccontartelo.
Il sei giugno ho visto E. e avrei voluto raccontartelo.
Avrei voluto raccontarti cosa io abbia provato, come mi sia sentita, dirti il perché delle mie lacrime e del mio silenzio nei giorni seguenti, senza dover inventare delle fottuttissime scuse e indossare l'ennesima maschera.
Avrei voluto raccontarti come mi sono sentita a Maggio quando ho visto A. in mutande, o quando il giorno stesso, mi ha sorriso uscendo dal bagno.
Di quanto fosse bella nella sua paranoia pre concerto , quanto trovassi bello il suo carattere nonostante la conoscessi da poche ore.
Avrei voluto raccontarti come sia stata la mia prima volta, o anche semplicemente il fatto che ci sia stata una prima volta.
E che é stato strano in tutti i sensi.
Ti ricordi due estati fa quando vedendomi sempre al telefono mi avessi chiesto chi fosse?
E che io mi inventai di avere un ragazzo?
Non ti mentivo, non del tutto.
Fidanzata, lo ero davvero, ma non te lo potevo dire.
Io non capisco questo tuo odio nei miei confronti, forse perché odiare non é qualcosa che mi appartiene.
Non dovrebbe appartenere neppure a te.
Mi chiedo se un giorno ne potremo parlare, e potrò raccontarti di me, senza odio, senza pregiudizio, accettandomi e sentendomi accettata.
Sei mia sorella, eppure, non ti capisco.
Piano piano inizierete a rompere il vetro, sicuramente ...
RispondiEliminaLa sessualità è solo una dannata convenzione, secondo me certe persone nemmeno pensano che sarebbero molto più felici con la consapevolezza delle infinite possibilità che hanno.