martedì 20 giugno 2017

This wounds won't seem to heal

Il 22 giugno ho l'esame di diritto pubblico, il più tosto, forse, di quest'anno.
Non sto studiando per nulla in questi giorni, o meglio, leggo soltanto senza ripetere, inutile semplicemente.
Ieri sono stata un'ora in biblioteca insieme a due amiche, ho combinato qualcosina, ma troppo poco.
Mancano 12 capitoli, sono tutti da imparare a memoria, cosa infattibile in soli due giorni.

Stamattina ho passato il tempo tra la cucina e il bagno.
Dire che mi sento distrutta e senza alcuna speranza è un eufemismo, mi sento completamente morta con un mal di gola e un mal di pancia atroce. Non so neppure con quale forza al momento stia scrivendo questo post.
Odio mostrarmi debole, voi lo sapete bene, e metterlo nero su bianco mi fa stare male. 
Ma devo. 
Ho bisogno di dirlo a qualcuno e raccontarlo a questa pagina bianca è la soluzione migliore.
Ovviamente salterò il pranzo, al momento sto solo aspettando che il telefono si carichi a sufficienza per andarmi a lavare e scappare in biblioteca.
Ho bisogno di caos intorno, non voglio pensare, sentire nessuno dei miei pensieri.
Voglio pace.

Ieri ho fatto colazione al bar dopo gli esami del sangue, non so cosa mi sia passato per la mente in quel momento, sono stata così ingorda che mi sarei solo dovuta vergognare... come se non bastasse ho avuto anche il coraggio di pranzare, fare merenda e cenare e il risultato stamattina si è visto eccome.
Devo perdere mezzo chilo in questi due giorni, cascasse il mondo io devo.

Dovrei trovare il coraggio di ammettere il casino di stamattina il 22 quando vado alla visita, ma non credo avrò la forza, la nutrizionista mi odia, sa solo urlarmi dietro che è "troppo poco"
IO davvero non ce la faccio più, ho sbagliato tutto, ho sbagliato ad iniziare questo percorso, ho bisogno di aiuto, sì, ma non in questo modo.
Non so più che fare.
Come se non bastasse a tutto questo casino si è aggiunto il medico di famiglia al quale, dopo ogni visita psichiatrica, devo portare una lettera con la quale viene informato in breve su ciò che è uscito durante i colloqui.
Ieri ha insistito più di cinque minuti riguardo al fatto che dovrei coinvolgere i miei in questo percorso, io non è che non voglia, è che non posso. Non posso.
Negherebbero tutto come è già successo in passato, non capirebbero, non capiscono. 
Per loro finchè mangi vuol dire che va tutto bene, ma non è così. 
Non.è.così.
Mai.
Quanta sofferenza è nascosta sotto la superficie?, quante bugie ci sono dietro un "sto bene", "mangio con le altre"?
Quante lacrime ci sono sulla federa del cuscino?
Ci sono lamette e temperini in ogni cassetto che aspettano solo venga abbastanza freddo per uscire fuori. Se solo potessi mi taglierei ora, farei uscire un po' di quel dolore che mi paralizza e non mi fa respirare.
Vorrei così tanto piangere ora, ma non ci riesco.
E' come mettere in moto la macchina, inserire la marcia e partire con il freno a mano tirato:
Si cammina, a fatica.

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